martedì 19 maggio 2009

La storia di un'insegnante

Sono un'insegnante precaria di scuola media. Sto guardando con rabbia alla lenta distruzione della scuola pubblica. La sensazione è che della scuola non frega a nessuno! In Francia si scende in piazza, in Italia questa terribile riforma passa inosservata nell'apatia più totale, sentimento sempre più appartenente agli italiani. I giornalisti non solo non pongono al ministro questioni importanti come il motivo per cui non si taglia nella scuola privata, ma solo in quella pubblica, o il motivo della riduzione di ore di italiano nella scuola dell'obbligo quando dai test OCSE PISA i ragazzi italiani risultano agli ultimi posti nella prova di abilità linguistica. Ma mettono persino in cattiva luce i corsi SSIS, cioè i corsi di specializzazione per fare l'insegnante. Sono un'insegnante abilitata grazie a questi e vorrei testimoniare la mia esperienza che è stata positiva sotto molti punti di vista. Innanzitutto si è formato un gruppo di lavoro che è di fondamentale importanza per scambiarsi idee, confrontarsi, confortarsi, supportarsi, riflettere sui bisogni dei ragazzi. Si è mantenuto il rapporto con il supervisore, docente di esperienza che segue tutto il tirocinio, grazie al quale si hanno continui confronti, conferme e idee di metodologia didattica.
Sono consapevole che la SSIS ha delle criticità ed è riformabile, magari aumentando il numero di ore di tirocinio e di laboratorio e diminuendo le lezioni di didattica teorica, ma senza di essa avrei corso il rischio di riproporre la stessa metodologia didattica ricevuta come studente e non avrei avuto l'opportunità di essere “formata” alla professione in modo da focalizzare la mia attenzione sui ragazzi di oggi. Gli unici che danno un po' di speranza sono i ragazzi giovani. Così noi "giovani" insegnanti molto motivati abbiamo deciso di non mollare! AIUTATECI A NON DISTRUGGERE LA SCUOLA PUBBLICA, MA A RINNOVARLA SUL SERIO!

Storia inviata da Rachele, 37 anni di Forlì

2 commenti:

  1. Stanno continuando a fare tagli sulle basi degli uomini che domani dovranno portare avanti il nostro mondo, tutto questo è vergognoso. Ciò succede perchè a pensare alla scuola è chi nella scuola ci è entrato ma ha visto solo dei pezzi di legno che fanno i banchi e non il futuro della nostra civiltà. Se a pensare alla scuola ci fossero gli studenti di certo saprebbero cosa serve alla scuola, perchè gli studenti sanno cosa serve alla loro scuola per farla andare avanti nel migliore dei modi e con la migliore delle istruzioni.

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  2. Il decadimento dell'istruzione italiana è triste e fuori luogo. Posso testimoniare la capacità delle nostre scuole (fino ad ora almeno) nell'istruzione primaria e secondaria. Siamo tra i più preparati in conoscenze generali di storia, inglese (sembra impossibile, ma è così) e arte. In Francia la storia dell'arte, la storia, anche l'inglese, sono materie che non conoscono quasi per nulla. L'esempio migliore in Europa di cultura generale è la scuola italiana.
    Tuttavia la stanno distruggendo, fin dalle fondamenta con la scuola elementare. Chiunque può capire che distruggere le fondamenta significa la rovina di migliaia di bambini che non riusciranno mai a confrontarsi col mercato estero.
    Non so se ora sia stato messo un percorso di pedagogia nell'istruzione dei futuri insegnanti, ma trovo che sia una lacuna gigantesca. Trovo ogni giorno docenti impreparati su come far rispettare la disciplina, il ruolo che loro ricoprono e come insegnare in modo efficace la loro materia. Inoltre vi sono anche docenti che sono impreparati addirittura sulla materia che dovrebbero insegnare.

    Riunire insegnanti e alunni fin dalle medie contro un'istruzione allo sbando non è facile, ma già al liceo e sicuramente nelle università, molti studenti sono a favore di una riforma RAGIONATA della nostra scuola, dei metodi di apprendimento e dei programmi scolastici.
    A questo proposito io trovo scandaloso l'insegnamento attuale della grammatica, della scienza e della matematica sin dall'infanzia. Inoltre la storia viene bloccata, senza un motivo sensato, al post-seconda guerra mondiale. Senza parlare della storia italiana moderna o attuale.

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